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In questi giorni, proprio in concomitanza con il nuovo test di medicina 2020/2021, su ricorso patrocinato dall’Avv. Cristiano Pellegrini Quarantotti, è stata pubblicata una sentenza del Consiglio di Stato di grandissima importanza (5429/2020 dell’11.9.2020) e – per certi versi – di portata “storica”, per quel che riguarda il contenzioso sul numero chiuso universitario.
Tale pronunciamento, con articolata e puntuale motivazione, ha, infatti, accolto in toto la censura, mossa in atti dallo Studio Legale Pellegrini Quarantotti, relativa alla illegittima determinazione del numero di posti disponibili per il corso di laurea in medicina e chirurgia, in quanto del tutto carente di istruttoria e comunque inferiore al fabbisogno formativo di medici.
“Questa pronuncia – spiega l’Avv. Cristiano Pellegrini Quarantotti – è motivo di grande soddisfazione per il lavoro del mio Studio, poiché, dopo anni di ricorsi, il Giudice Amministrativo, finalmente, ‘rimprovera’ al M.I.U.R. e alle Università il mancato rispetto delle regole stabilite dalla legge (Legge n. 264/1999, istitutiva del ‘numero chiuso’), in materia di posti messi annualmente a concorso, invocando anche per il futuro un agire dell’Amministrazione in conformità del dettato normativo (negli ultimi anni completamente disatteso)”.
Infatti, uno dei passaggi “chiave” della sentenza recita testualmente: “L’appello va quindi accolto sotto l’assorbente profilo dedotto nel primo mezzo di gravame, onde va rinviato al sistema universitario ed al Ministero, ciascuno per le proprie competenze accertative e di valutazione e scelta, di por rimedio al disallineamento tra fabbisogno ed offerta formativa. Sicché gli Atenei ed il Ministero dovranno, d’ora in poi, fornire sempre adeguata contezza sui numeri dei posti messi a concorso nelle prove d’ammissione a ciascun corso di laurea magistrale a c.u. ad accesso programmato”.
Il Consiglio di Stato precisa anche che “nella specie il predetto disallineamento tra fabbisogno ed offerta, che frustra le aspettative dei candidati (come, del resto, il contenuto dei quesiti somministrati perlopiù non congruenti con i saperi appresi nella Scuola superiore), si manifesta in una condotta istruttoria carente nel confezionamento del numero dei posti a concorso e nei metodi di selezione, sì da restare arcani e ad alimentare oltremodo il perenne contenzioso scolastico”.
È evidente che la sentenza in questione, ponendo dei principi giurisprudenziali chiari in materia, avrà un grande impatto anche sui ricorsi 2020/2021, in quanto anche la determinazione del numero dei posti per il concorso svoltosi quest’anno risulta essere stata fatta senza il rispetto di tutte le procedure previste dalla normativa vigente.
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